La censura dei libri di storia

Da due anni a questa parte il centrodestra sta tentando in tutti i modi di istituire organismi di controllo e censura che intervengano a condizionare la produzione dei testi scolastici di storia. L’ultimo atto è la Risoluzione della VII Commissione della Camera approvata l’11 dicembre 2002. Questi tentativi mirano a rappresentare “la storia-disciplina […] come un semplice ed opportunistico strumento al servizio del ‘vincitore’ per (ri)fondare il sistema politico-istituzionale e legittimare una nuova élite dirigente” (Luca Baldissara); alla didattica della storia viene attribuita la maschera riduttiva e grottesca della lettura del manuale agli studenti-clienti. Scompare la pratica della disciplina come scelta e lettura critica delle fonti, come tentativo di comprendere il presente attraverso la lettura critica e plurale del passato. Non possiamo che ribadire la nostra netta opposizione, già manifestata in altri momenti, verso questo ennesimo attacco alla libertà di insegnamento e di apprendimento che vede tra i suoi maggiori artefici un deputato e consigliere comunale bolognese autore, poco più di un anno fa, del famoso “telefono spia”. In questa sede è sufficiente aggiungere alcuni aspetti che non hanno trovato spazio nel dibattito condotto sugli organi di stampa mentre ci paiono di grande importanza per comprendere fino in fondo la questione sollevata:…