Mozioni: secondo blocco e terzo blocco!!!

Continuiamo la messa in rete di una parte dei testi che in questi due mesi ci sono giunti via fax o mail.

  1. Collegio dei Docenti del I° Circolo Didattico di Forlì
  2. Assemblea genitori insegnanti ATA della scuola Longhena
  3. Coordinamento lavoratori e genitori delle scuole di San Donato (BO)
  4. Collegio dei docenti del del X circolo di Bologna
  5. Collegio dei Docenti del 3° Circolo di Cervia (RA)
  6. Documento di insegnanti dell’Ic Valgimigli di Mezzano – Ravenna
  7. Mozione del cd dell’Istituto comprensivo di Massa Lombarda (RA)
  8. Assemblea di genitori e   insegnanti della sc. el. a tempo pieno “Fortuzzi” (Bologna)
  9. 6° C.D. “Iqbal Masih” di Quartu Sant’Elena (Cagliari)
  10. Collegio dei Docenti dell’Istituto Comprensivo di Sestola (MO)
  11. Collegio dei docenti 11 circolo didattico Pinerolo (TO)
  12. Mozione del Collegio dei Docenti di Mercallo con Casone (MI)
  13. Docenti del I Circolo di San Giuliano Milanese
  14. Collegio dei docenti del 6° IC di Bologna
  15. COLL.  DOC. dell‘I.C. di Castello di Serravalle (BO) del 4/06/03
  16. Insegnanti scuola dell’infanzia ed elementare di Ariccia (Roma)
  17. Associazione dei Genitori del 141° Circolo Didattico (Roma)
  18. Ai dirigenti di tutti i sindacati: il “tutor” é inaccettabile! (da Parma)
  19. APPELLO PER IL RITIRO DELLA RIFORMA MORATTI (Scuola via Rodano di Fiumicino (Roma), II B Scuola “La crociera” 76° CD Roma, ….)
  20. Collegio dei Docenti I° Circolo Forlì
  21. COMITATO DEI GENITORI ARETINI CONTRO LA RIFORMA MORATTI

1) Collegio dei Docenti del I° Circolo Didattico di Forlì

Il Collegio dei Docenti del I° CIRCOLO DIDATTICO di Forlì, di fronte alla possibilità che, tramite decreto applicativo, venga attuata la Legge 53/28 marzo 2003 nel senso della riduzione dell¹attuale modello orario ed organizzativo del Tempo pieno e dell¹istituzione della figura del Tutor, afferma la propria totale contrarietà.
Il Tempo pieno, due insegnanti su 40 ore, è un modello scolastico consolidato, con richieste in continuo aumento. Esso rappresenta un impianto pedagogico e didattico irrinunciabile ed una soluzione insostituibile a bisogni sociali incomprimibili.
Otto ore a scuola permettono di svolgere i programmi in maniera più distesa, di tenere il passo dei meno bravi, di introdurre nuove tecniche didattiche, di valorizzare la socializzazione, di inserire, con pieni diritti e con attenzioni mirate, i portatori di handicap.
L¹introduzione del “tutor”, dal canto suo, mette la parola fine sulla cooperazione educativa, sulla collegialità, sul modello di scuola democratica e popolare alla quale sono stati riconosciuti grandi meriti a livello internazionale. Viene sancita una fortissima gerarchizzazione tra gli insegnanti, una deresponsabilizzazione degli insegnanti non tutor in merito alla programmazione, valutazione, orientamento e rapporto con i genitori, che trasforma profondamente la funzione docente.
Non meno grave sarebbe lo stravolgimento del modello scolastico sancito con la legge 148/90, tutt’ora vigente, ma operante, in sperimentazione, già dal 1989.
Gli insegnanti che operano in due o tre classi sono contitolari e corresponsabili della programmazione educativa e didattica; l’introduzione di questa figura di tutor, oltre a svilire la professionalità docente, introducendo una ingiustificata e poco comprensibile, quanto a determinazione, gerarchizzazione, mina, anche nei casi dove si esercita la “prevalenza”, i fondamenti interdisciplinari dell’insegnamento e la condivisione del momento  valutativo nella scuola elementare.22/05/03


2) Assemblea genitori insegnanti ATA della scuola Longhena (BO)

L’assemblea dei genitori, degli insegnanti e del personale ATA della scuola elementare a tempo pieno Longhena di Bologna riunita il giorno 3 giugno 2003

DICHIARA

la propria decisa opposizione al cambiamento e affossamento della scuola pubblica, così come prefigurato nella Riforma Moratti.

Con particolare riferimento:

INSEGNANTE TUTOR: la nuova figura dell’insegnante TUTOR prevalente:

  • cancella la pratica di condivisione e collaborazione che gli insegnanti avevano ormai assunto, specialmente nel tempo pieno,
  • introduce pericolose gerarchie
  • divide il gruppo degli insegnanti, che oggi lavorano con pari dignità e responsabilità, in insegnanti di serie A e insegnanti di serie B
  • affida il processo di apprendimento del bambino all’arbitrio di un unico insegnante
  • affida la nomina di insegnanti tutor all’arbitrio del dirigente
  • rappresenta il ritorno all’insegnante “tuttologo”
  • separa le discipline in materie di serie A , affidate al tutor, e materie di serie B relegate nei laboratori.

TEMPO SCUOLA

  • La riduzione del tempo scuola per un totale di 30 ore settimanali al massimo, abolisce il TEMPO PIENO, quello dei tempi distesi, che racchiude nel temposcuola anche la mensa, le ricreazioni…e un po’ di ” tempo da perdere”.
  • La consegna del tempo-scuola ad agenzie di mercato,che potranno anche essere a pagamento, con conseguente alternarsi di “figure educative varie”, probabilmente precarie, che per loro natura cambieranno spesso e con una preparazione professionale non adeguata.

ANTICIPO

  • Non rispetta le fasi di sviluppo psicofisico del bambino.
  • Aumenta nelle classi il divario di età tra i bambini, fino a 15 mesi, con conseguente differenza nei tempi/modi di apprendimento e di autonomia.
  • Rischia di aumentare i bambini per classe.

TAGLI DEGLI ORGANICI DOCENTI E ATA

con conseguente totale impossibilità di fare una scuola qualificata e sicura ( eliminazione di compresenze, progetti, mensa assistita adeguatamente, aumento di alunni per classe e diminuzione del tempo scuola ecc…)

INVITA

anche le altre scuole a manifestare la propria opposizione, in tutte le sedi formali e informali e a intraprendre insieme all’inizio dell’anno scolastico 2003/2004iniziative di lotta.

PROPONE

  • ASTENSIONE DEI BAMBINI/RAGAZZI DALL’OBBLIGO SCOLASTICO (astensione da scuola, coordinandosi fra genitori)
  • OCCUPAZIONE DELLE SCUOLE
  • RIFIUTO DA PARTE DEI DOCENTI DELLA NOMINA DI TUTOR

Assemblea genitori insegnanti ATA della scuola Longhena


3) Coordinamento lavoratori e genitori delle scuole di San Donato (BO)

Lunedì  9  Giugno  si  è  svolta  una vivace e partecipata assemblea che ha discusso della ormai famigerata legge 53, la riforma della scuola targata Moratti.
Lavoratori  della scuola, dirigenti scolastici e un buon numero di genitori delle   scuole  del quartiere S. Donato (la grandissima parte dei convenuti) si sono dati appuntamento presso la sala del Consiglio di Quartiere.
Una delle decisione prese è stata quella di costituirsi in Coordinamento.
La  prima  indicazione  fornita  è  quella di RE/AGIRE, già da settembre, a questa riforma, che dovrebbe essere operativa per le classi prime e seconde delle elementari.
Il  Coord.  rigetta  l’intero  provvedimento  legislativo che riduce orari, personale   e   privatizza  ulteriormente  e   drammaticamente  il  comparto formazione.
Auspica  e  lavora  per la costituzione di un coordinamento di lavoratori e genitori sia in ambito cittadino sia a livello nazionale.
Indice  per  l’inizio  di settembre una assemblea che discuta e raccordi le iniziative  di  protesta  da  attuare  con  l’inizio   dell’anno  scolastico 2003/2004.

COORDINAMENTO LAVORATORI E GENITORI DELLE SCUOLE DI S. DONATO


4) Collegio dei docenti del del X circolo di Bologna

Il Collegio dei docenti del del X circolo di Bologna, riunito per discutere lo stato attuale dei provvedimenti legislativi sulla scuola definiti dalla legge 53/03 e ascoltate le comunicazioni offerte dalla dirigente scolastica, ritiene:

  1. che il patrimonio costruito da decenni di lavoro nella Scuola dell’Infanzia sia profondamente compromesso dai provvedimenti che consentono l’anticipo scolastico alle bambine e bambini di due anni e mezzo nella scuola dell’infanzia e di cinque anni e mezzo nella scuola elementare. Si tratta di un passo indietro nella valorizzazione di una stagione dell’infanzia, di un mancato riconoscimento del valore pedagogico e psicologico delle esperienze degli asili nido e scuola dell’infanzia.
  2. che la prospettiva indicata nelle bozze del primo decreto attuativo di un insegnante tutor che accentri su di sé gli insegnamenti delle aree linguistica, logico matematica e antropologica costituisca un pesante arretramento rispetto alle esperienze maturate negli ultimi decenni, che hanno al contrario valorizzato le competenze di diversi docenti nelle vari aree. La figura dell’insegnante tutor rappresenta da un lato un ritorno alla figura dell’insegnante tuttologo, dall’altro la discriminazione tra insegnanti di serie A e di serie B. Tutto ciò rappresenta inoltre un disconoscimento totale del principio della collegialità del team fino ad oggi corresponsabile dell’intervento sia nelle classi a modulo che in quelle a tempo pieno.
  3. che il modello orario prefigurato (un monte ore ridotto a 27 più 3 facoltative da affidare anche a soggetti esterni) esclude dalla scuola l’esperienze del tempo pieno, che in Italia raccoglie il 26% degli alunni e che in diverse regioni riguarda la maggior parte di loro. In particolare non viene riconosciuto il ruolo del tempo pieno non solo come sostegno alle famiglie, ma soprattutto come momento di attuazione di un progetto pedagogico e didattico realizzato dai docenti della scuola e non da agenzie esterne cui la scuola “appalta” una mera custodia di bambini e bambine che i genitori non possono tenere a casa.
  4. che il modello orario ed organizzativo prefigurato tende ad eliminare dal tempo scuola tutti quei momenti che, a partire dalle compresenze e contemporaneità dei docenti, possono favorire un intervento volto a personalizzare il progetto educativo, ad adeguarlo alle problematiche legate al disagio sociale e all’arricchimento dell’offerta formativa.
  5. che questo progetto di riforma, sommato ai tagli operati alle esperienze di laboratorio, ai progetti legati al disagio sociale e agli interventi di integrazione interculturale (anche de aumentano gli stanziamenti alle scuole private) non possono non far pensare ad un deliberato stravolgimento di una delle funzioni fondanti della scuola, che è quella di offrire maggiori opportunità a chi parte socialmente e culturalmente svantaggiato.

IL COLLEGIO DEI DOCENTI ESPRIME QUINDI LA PIENA CONTRARIETA’ A PROVVEDIMENTI CHE RISCHIANO DI OPERARE GUASTI IRREVERSIBILI PROPRIO IN ORDINI DI SCUOLE, COME QUELLE DELL’INFANZIA ED ELEMENTARE, CHE HANNO AVUTO IN QUESTI ANNI UN INEQUIVOCABILE RICONOSCIMENTO INTERNAZIONALE DI QUALITA’.

Bologna 17.06.2003

Il Documento è stato approvato dal Collegio con nessun voto contrario e tre astensioni.


5) Collegio dei Docenti del 3° Circolo di Cervia (RA)

Il Collegio dei Docenti del 3° Circolo di Cervia, di fronte alla possibilità che, tramite decreto applicativo, venga attuata la Legge 53/28 marzo 2003 nel senso della riduzione dell’attuale modello orario ed organizzativo del Tempo pieno, dell’istituzione della figura del Tutor, dell’iscrizione anticipata e della flessibilità oraria nella scuola dell’infanzia, afferma la propria totale contrarietà.

– Il Tempo pieno, due insegnanti su 40 ore, è un modello scolastico consolidato, con richieste in continuo aumento. Esso rappresenta un impianto pedagogico e didattico irrinunciabile ed una soluzione insostituibile a bisogni sociali incomprimibili.

Otto ore a scuola permettono di svolgere i programmi in maniera più distesa, di seguire gli alunni con difficoltà, di introdurre nuove tecniche didattiche, di valorizzare la socializzazione, di inserire, con pieni diritti e con attenzioni mirate, i portatori di handicap.

  • L’introduzione del Tutor, dal canto suo, mette la parola fine sulla cooperazione educativa, sulla collegialità, sul modello di scuola democratico al quale sono stati riconosciuti grandi meriti a livello internazionale. Viene sancita una fortissima gerarchizzazione tra gli insegnanti, una deresponsabilizzazione di quelli non tutor in merito alla programmazione, valutazione, orientamento e rapporto con i genitori, che trasforma profondamente la funzione docente.
  • La scuola dell’infanzia concorre all’educazione e allo sviluppo affettivo, psicomotorio, cognitivo, morale e sociale del bambino, promuovendone le potenzialità di relazione, autonomia, creatività e apprendimento. L’anticipo scolastico, invece, relega tale istituzione ad un ruolo puramente assistenziale. Il decreto prescrive un orario che oscilla da un minimo di 875 ad un massimo di 1700 ore annue. Tale flessibilità potrebbe creare notevoli divergenze sull’organizzazione e l’efficacia della scuola.

(Discusso e approvato nel Collegio Docenti del 26\ 06\ 2003 ) 


6) Documento di insegnanti dell’Ic Valgimigli di Mezzano – Ravenna

I Docenti dell’Istituto “M: Valgimigli” di Mezzano Ravenna di fronte alla possibilità che, tramite decreto applicativo, venga attuata la legge n. 53 del 28/372003 circa l’avvio della riforma Moratti a partire dal prossimo settembre, esprimono il totale disappunto:

  • per una scuola che non mantenga tra le sue finalità “la formazione dell’uomo e del cittadino” secondo i principi sanciti dalla Costituzione promuovendo i principi d‘insegnamento uguali per tutti, fondati sulla condivisione e sulla libertà d’espressione;
  • per una scuola che riduca l’orario a 27 ore settimanali per tutti gli alunni spazzando via l’ormai trentennale esperienza di Tempo Pieno, modello scolastico consolidato con richieste in aumento, e di Tempo Prolungato, basate su un impianto pedagogico irrinunciabile che rappresenta una soluzione insostituibile a diversi bisogni sociali incomprimibili; inoltre i tempi serrati previsti dal nuovo modello scolastico annullano per sempre la possibilità di prevedere “tempi distesi” per l’apprendimento, per l’introduzione di nuove tecniche didattiche, per la valorizzazione della socializzazione, per l’inserimento con pieni diritti e attenzioni mirate alle persone diversamente abili, provocando di conseguenza un netto peggioramento della qualità dell’offerta formativa,
  • per una scuola che renda opzionale un’altra quota dell’orario scolastico, peraltro in assoluta mancanza di un quadro legislativo definito e compiuto, sottoposta ai “desiderata” delle famiglie e che, in assenza di figure interne capaci di esaudire tali richieste, debba affidare parte dei suoi compiti ad agenzie private esterne;
  • per una scuola che non incentivi alla collaborazione i team dei docenti invece di puntare alla divisione fra insegnanti tutor e insegnanti “altri”, quale malcelato tentativo di creare una gerarchia nei ruoli che lede la dignità dei docenti, mettendo la parola fine sulla cooperazione educativa, sulla collegialità, sul modello di scuola veramente democratico e sancendo al contrario una deresponsabilizzazione degli insegnanti non tutor in merito alla programmazione, valutazione, orientamento e rapporto con i genitori;
  • di una scuola che lasci alla sola discrezionalità dell’insegnante tutor, previa “consultazione con i docenti altri”, il potere di decidere a quali attività un bambino, piuttosto che un altro, è degno e meritevole di partecipare alle specifiche attività nei laboratori o a quale “gruppo di livello” dovrà appartenere, spazzando via il democratico e valido strumento della condivisione e delle pari opportunità tra docenti del team;
  • di una scuola che permetta l’ingresso alla prima classe elementare di bambini di cinque anni e mezzo d’età, mortificando in tal modo il loro naturale sviluppo cognitivo.

Per questi motivi esprimono il loro netto dissenso all’avvio di tale Riforma che, invece di intervenire su tematiche che possono e debbono essere oggetto di riflessioni costruttive, stravolge gli attuali ordinamenti della scuola.

(sottoscritto da 63 docenti dell’Istituto)


 7) Mozione del cd dell’Istituto comprensivo di Massa Lombarda (RA)

Il collegio dei docenti dell’Istituto comprensivo di Massa Lombarda, riunito nella seduta del 9 giugno 2003, denuncia i rischi di un ritorno all’indietro della scuola pubblica dove stanno per essere smantellate le basi del diritto allo studio uguale per tutti. Il collegio denuncia in particolare gli stravolgimenti previsti per la scuola elementare, l’opera di disinformazione, il mancato coinvolgimento della classe docente.

Per quanto concerne i punti della riforma che riguardano la scuola elementare, il collegio dei docenti

ESPRIME

una netta condanna all’abolizione del tempo pieno con la contrazione dell’orario scolastico (fino a un minimo di 27 ore per il primo ciclo), ritenendo che tale riduzione vada a ledere gli essenziali diritti degli utenti, come sta già in parte accadendo con il taglio degli organici e la non concessione di classi a tempo pieno che stanno riducendo anche a Massa Lombarda la possibilità di scelta delle famiglie.

SOTTOLINEA

l’enorme contraddizione dell’abbondanza dei contenuti in relazione alla diminuzione dell’orario, una condizione che imporrà tempi ancora più serrati all’attività scolastica, compromettendo i “tempi distesi” dell’apprendimento e provocando un peggioramento della qualità dell’offerta formativa.

RESPINGE

la scelta di rendere opzionale un’altra quota dell’orario, legandola ai “desiderata” delle famiglie, affidandosi anche a figure professionali fornite da agenzie private esterne.

CONDANNA

il provvedimento che permette l’ingresso alla prima classe di bambini di 5 anni e mezzo d’età, scelta del tutto estranea alla scienza psico-pedagogica moderna, che forza i tempi del naturale sviluppo cognitivo del bambino e crea classi fortemente disomogenee.

SI OPPONE

al tentativo di spazzare via il patrimonio di esperienze costruito faticosamente negli ultimi decenni, imperniate sulla condivisione e sulla collaborazione tra i docenti del team, sull’unitarietà dell’insegnamento e sull’unità della conoscenza che oggi viene disconosciuta dalla Riforma Moratti.

NON CONDIVIDE

l’imposizione di una figura culturalmente predominante, il tutor, e di figure ad essa subalterne, perché ciò sottintende un’inaccettabile gerarchizzazione delle discipline e delle conoscenze ed una loro autentica polverizzazione, minacciando la dignità dei docenti, la libertà d’insegnamento, la piena responsabilità e il controllo del proprio agire in termini di programmazione del lavoro, di potestà decisionale e di rapporti con le famiglie.

RIGETTA

anche la più remota ipotesi che taluni alunni possano essere ritenuti meritevoli di accedere a determinate attività e certi no, attuando forme di discriminazione.

MANIFESTA

contrarietà al tentativo di porre le “sperimentazioni” in atto come faro d’orientamento per l’avvio della vera e propria riforma e i relativi corsi d’aggiornamento, perché quasi nulla in realtà si sta sperimentando, dichiarando l’impossibilità di attuare la riforma a partire dal prossimo anno scolastico.

INVITA

gli insegnanti, i genitori, i cittadini, le istituzioni locali ad approfondire questi temi e ad opporsi agli aspetti più negativi di una riforma che rischia di riportare la scuola italiana indietro di decenni.


8) Assemblea di genitori e  insegnanti della sc. el. a tempo pieno “Fortuzzi” (Bologna)

L’assemblea dei genitori e degli insegnanti della scuola elementare a tempo pieno Fortuzzi di Bologna riunita il giorno 22 maggio 2003
esprime
la propria netta opposizione ai contenuti prefigurati per la nuova scuola primaria nella bozza di decreto attuativo della riforma Moratti.
In particolare l’assemblea è nettamente contraria:
· alla nuova figura dell’insegnante tutor prevalente che mina la collegialità dei docenti ed introduce nefaste gerarchie dove esisteva pari dignità e pluralità di stili e figure;
· alla riduzione del tempo-scuola che abolisce di fatto il tempo pieno misconoscendo le peculiarità pedagogiche del modello e la sua funzionalità alle esigenze sociali delle famiglie di lavoratori e lavoratrici;
fin da ora si dichiara contraria
alla possibile sostituzione di tempi scuola (come quelli mensa o didattici) con servizi sostitutivi appaltati all’esterno, sia a pagamento (con conseguente discriminazione sociale tra chi può e chi non può permetterselo) che a gestione diretta degli Enti locali.
Invita
quindi anche le altre scuole a manifestare la propria opposizione in tutte le sedi, formali e informali, e ad intraprendere insieme iniziative utili a far recedere il ministero da questo progetto che rappresenterebbe la liquidazione di alcuni degli aspetti più significativi e di qualità della scuola pubblica italiana.
                            L’assemblea genitori-insegnanti della scuola Fortuzzi


9) COLLEGIO DEI DOCENTI 6° CIRCOLO DIDATTICO “IQBAL MASIH” DI QUARTU SANT’ELENA (CAGLIARI)

Mozione del Collegio dei Docenti sulla Legge Delega, la bozza di Decreto Delegato del Ministro dell’Istruzione Moratti e su linee guida e formazione

I docenti del 6° Circolo Didattico di Quartu S.E. (Cagliari), nella seduta di martedì 20 maggio 2003, dopo aver preso visione della Legge n° 53-2003, dello schema di Decreto Legislativo sulla definizione delle norme generali relative alla scuola dell’infanzia ed al primo ciclo dell’istruzione, e delle disposizioni dell’Amministrazione Scolastica Regionale della Sardegna in relazione alla Comunicazione del Ministero del 10 aprile a firma del Dott. Pasquale Capo sul “piano di formazione a sostegno dell’avvio della riforma degli ordinamenti scolastici”, nonché dei documenti preparatori agli altrettanto prossimi corsi di formazione/aggiornamento

ESPRIMONO

con fermezza sconcerto e opposizione a tale progetto nel suo insieme.

Il Collegio dei Docenti rileva, sul piano generale, il carattere retrivo, autoritario e discriminante della “Riforma” (intenta a riportare la scuola pubblica italiana indietro nel tempo di alcuni decenni e a smantellare le stesse basi del diritto allo studio uguale per tutti).

Il Collegio denuncia in modo più specifico:

  • gli stravolgimenti che s’intendono porre in essere nella scuola elementare;
  • l’opera di disinformazione condotta capillarmente nei confronti dell’opinione pubblica;
  • i meccanismi attraverso i quali si vorrebbe da una parte dare avvio concreto alla riforma e dall’altra impedire ogni forma di dissenso da parte della classe docente.

Per quanto concerne il profondo mutamento che ci si appresta a concretizzare nella scuola elementare – scuola primaria, gli insegnanti:

  • condannano e rigettano l’abolizione della finalità “della formazione dell’uomo e del cittadino” secondo i principi della Costituzione, ritenendo che alla base di tale disconoscimento agisca l’intento di mortificare il valore ideale della stessa Costituzione Italiana e di negare il principio dell’insegnamento uguale per tutti, fondato sulla laicità, sulla condivisione, sulla libertà d’espressione;
  • condannano e rigettano l’abolizione del tempo pieno e del sistema modulare con la riduzione dell’orario scolastico a 27 ore per tutti gli alunni, ritenendo che tale riduzione vada a ledere gli essenziali diritti degli utenti. Rilevano inoltre la sconcertante non curanza e il drammatico dilettantismo con i quali si sottace il problema dell’abnorme abbondanza di contenuti in relazione alla contrazione dell’orario: cosa che di fatto imporrà tempi ancora più serrati all’attività scolastica, spazzando via per sempre l’utopia dei “tempi distesi” dell’apprendimento e provocando un netto peggioramento della qualità dell’offerta formativa;
  • condannano e rigettano la scelta di rendere opzionale un’altra quota dell’orario scolastico, peraltro in un quadro di assoluta confusione normativa;
  • condannano e rigettano la scelta che tale quota opzionale sia sottoposta ai “desiderata” delle famiglie, e che in assenza di figure professionali interne capaci di esaudire tali desiderata la scuola debba affidare parte dei suoi compiti ad agenzie private esterne;
  • condannano e rigettano il provvedimento che permette l’ingresso alla prima classe di bambini di cinque anni e mezzo d’età, rilevando come, ancora una volta, alla base di tale provvedimento non esista nessuna logica, essendo del tutto estranea alla scienza psico-pedagogica moderna l’istanza di accelerare i tempi del naturale sviluppo cognitivo del bambino, cosa ritenuta di per sé negativa e controproducente. Rilevano inoltre, anche in questo caso, il dilettantismo e la non curanza con cui ci si appresta a creare delle classi prime fortemente disomogenee, con bambini cognitivamente, affettivamente ed emotivamente capaci di seguire i normali percorsi educativi elaborati in decenni di esperienza magistrale e altri che potrebbero rischiare invece di trovarsi in uno stato di grave incapacità;
  • condannano e rigettano la cieca cesura con la quale si è voluto spazzare via il patrimonio di esperienza nell’insegnamento costruito faticosamente negli ultimi 15 anni, imperniato sulla condivisione e sulla collaborazione tra docenti del team (e le trentennali esperienze di Tempo Pieno), attraverso cui si concretizza quella unitarietà dell’insegnamento e si promuove quell’unità della conoscenza che oggi viene disconosciuta dalla Riforma. Rilevano, inoltre, che l’imposizione di una figura culturalmente predominante, il tutor, e di figure ad essa subalterne, i docenti dei laboratori o diversamente impiegati, sottintende una inaccettabile gerarchizzazione delle discipline e delle conoscenze, ed una loro autentica polverizzazione;
  • condannano e rigettano, quindi, la divisione tra insegnanti tutor e insegnanti “altri”, quale malcelato tentativo di creare una gerarchia nei ruoli che lede la dignità dei docenti; gerarchia che l’ordinamento legislativo attuale peraltro non prevede, essendo la funzione docente tutelata non solo dal principio della libertà dell’insegnamento, ma anche dalla piena responsabilità e dal pieno controllo del proprio agire, in termini di programmazione del lavoro, di potestà decisionale e di rapporti con le famiglie dei discenti;
  • condannano e rigettano la scelta di costruire un ruolo subordinato per docenti non – tutor, i cui pareri sulla programmazione del lavoro e sulla costruzione e articolazione dei cosiddetti “piani di studio personalizzati”, sarebbero non vincolanti ma di tipo genericamente “consultivo”: anche in questo caso, oltre alla dignità del ruolo docente, a pagarne le conseguenze sarebbe l’unitarietà dell’insegnamento e l’unità della conoscenza, entrambe annientate in una scala gerarchica nella quale i percorsi didattici, le scelte educative e le strategie d’insegnamento sarebbero sottoposte al vaglio finale di un unico insegnante, il tutor;
  • condannano e rigettano la scelta di lasciare alla sola discrezione dell’insegnante tutor – previa “consultazione con i docenti altri” – il potere di decidere a quali attività, un bambino piuttosto che un altro, è degno e meritevole di partecipare alle specifiche attività nei laboratori, ovvero quale piano personale di studio potrà seguire, ovvero a quale “gruppo di livello” dovrà appartenere, ritenendo che il democratico sistema di condivisione e di pari dignità tra docenti del team, che questa Riforma spazza via, fosse il più valido strumento per garantire uguale trattamento e uguali opportunità a tutti gli alunni;
  • condannano e rigettano la sola ipotesi che taluni alunni possano essere ritenuti meritevoli di accedere a determinate attività e taluni alunni no: si verrebbe così ad attuare una forma di discriminazione, o a gettare le basi perché tali forme di discriminazione possano impunemente compiersi, eventualità che oltre ad essere di per sé ignobile disconosce tanto i dettami della moderna scienza psico-pedagogica (che suggerisce, secondo le diverse capacità, approcci diversi allo stesso sapere e non approcci a saperi “superiori” per gli uni e a saperi “inferiori” per gli altri), quanto l’esperienza venutasi a costituire nel corso dei decenni nella scuola elementare italiana, sinora portata ad esempio in tutto il mondo per la sua capacità di assicurare lo stesso diritto all’istruzione;
  • condannano e rigettano l’inettitudine, l’approssimazione e la confusionarietà con cui si vorrebbe che questa riforma prendesse avvio: in assoluta mancanza di un quadro legislativo definito e compiuto e con indicazioni assolutamente carenti sotto ogni punto di vista, nei pochi documenti resi sinora di dominio pubblico;
  • condannano e rigettano l’arroganza con la quale i pareri espressi dai docenti nelle istituzioni deputate, quali gli organi collegiali, in questo ultimo anno e fortemente critici nei confronti di una Riforma ritenuta nefasta, siano stati ignorati;
  • condannano e rigettano l’arroganza e la malafede con cui si sono sbandierati, presso l’opinione pubblica, i “risultati positivi” della cosiddetta “Sperimentazione Moratti”. In realtà essa – già rifiutata dal 99 per cento delle scuole statali all’inizio di questo anno scolastico – non ha avuto nessun crisma scientifico per poter essere definita “sperimentazione”, essendo limitata ad un numero esiguo di scuole (nella maggioranza private), essendo temporalmente inidonea ed inadeguata ed essendo, infine, mancato un vero e proprio gruppo di controllo ed una corretta verifica dei risultati;
  • condannano e rigettano il paradossale tentativo di porre tale “sperimentazione”, quale faro d’orientamento per l’avvio della vera e propria Riforma nei primi mesi dell’anno scolastico a venire;
  • condannano e rigettano il tentativo di mettere in atto i corsi di “auto”aggiornamento previsti a partire dal prossimo mese di giugno, basandosi sulla cosiddetta Sperimentazione Moratti, che nulla per l’appunto ha sperimentato, e imponendo quale obbiettivo principale di detti corsi l’informazione e la supina “condivisione” dell’impianto della Riforma.

Nello schema di Decreto Legislativo Delegato (art. 13), si sostiene altresì che per l’attuazione della “riforma” sono avviate dall’anno scolastico 2003-2004 la prima e la seconda classe della scuola primaria mentre nella Comunicazione di Servizio del 10 aprile 2003 si segnala che il piano di informazione/formazione è accompagnato da “linee guida” le quali praticamente si riferiscono alla applicazione delle Indicazioni e Raccomandazioni contenute nella cosiddetta sperimentazione di cui al DM 100-2002, a partire dalla individuazione delle nuove figure del “docente referente dei processi di riforma” e del “docente tutor”. Si aggiunga che il Direttore Scolastico Regionale della Sardegna, dott. Armando Pietrella, nel comunicare alle scuole le iniziative di formazione per dirigenti scolastici e referenti ha dichiarato che “appare pertanto indispensabile avviare l’attività di informazione-formazione di tutti gli operatori delle scuole dell’infanzia e primarie, che saranno coinvolti già dal prossimo primo settembre nell’attuazione della riforma, per confrontarsi sui compiti, sulle valenze interne ed esterne dell’innovazione e sulle ripercussioni organizzative”.

Ciò è palesemente illegittimo. La comunicazione di servizio è uno strumento che, in genere ed in particolare su delicate materie come la modifica dell’ordinamento scolastico, consente al Ministero ed alle Direzioni Regionali di divulgare informazioni ma non può essere assolutamente utilizzata per anticipare e dare attuazione al processo di riforma, che deve seguire un altro e più complesso iter.

Occorre infatti, come primo passo, una delibera del Consiglio dei Ministri che approvi l’apposito decreto delegato, delibera che fino ad oggi non esiste. Occorre poi acquisire i pareri del Consiglio Nazionale dell’Istruzione, della Conferenza stato-regioni e delle commissioni competenti di Camera e Senato, che hanno a disposizione 60 giorni per pronunciarsi. Infine, il decreto deve tornare al Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva e poi passare alla Corte dei Conti per la registrazione.

Prima della realizzazione di questo percorso, previsto dalla Costituzione e dalla legislazione vigente, nessuna anticipazione del processo di riforma può essere attuata ed ogni atto al riguardo è palesemente illegittimo.

Per questi motivi il Collegio dei Docenti di scuola elementare del 6° Circolo “Iqbal Masih” di Quartu Sant’Elena (Cagliari):

  • dichiara di essere contrario allo stravolgimento degli attuali ordinamenti della scuola elementare e ritiene, inoltre, che la cosiddetta riforma non possa essere applicata dal prossimo anno scolastico;
  • dichiara, altresì, che non vi sia alcun obbligo di espletare nel mese di giugno alcuna attività di autoaggiornamento e delibera, comunque, di non intendere attivare tale attività.

Gli/le insegnanti, per tutti i motivi succitati, indicono lo stato di agitazione permanente e fanno appello a tutti/e i/le colleghi/e delle altre realtà scolastiche regionali e nazionali, nonché alle famiglie degli alunni di ogni diversa realtà, affinché si pervenga al più presto alla massima mobilitazione contro la Riforma Moratti.

Per tutte le ragioni che sono state evidenziate, il Collegio dei Docenti del 6° Circolo Didattico di Quartu S.E.

delibera di approvare la presente mozione a maggioranza con 44 voti favorevoli, 1 contrario e 0 astenuti, espressi per alzata di mano.

Il Collegio delibera, altresì, che il presente documento venga trasmesso al Ministro della Pubblica Istruzione, al Direttore Scolastico Regionale, alla Stampa e consegnato all’incontro di formazione previsto in data 23 maggio 2003.

Quartu S.E., 20 maggio 2003


10) Collegio dei Docenti dell’Istituto Comprensivo di Sestola (MO)

Il Collegio dei Docenti dell’Istituto Comprensivo di Sestola (Componente: materna, elementare e media) riunitosi il giorno 11.06.2003

Esaminata e discussa la legge n53 del 28.03.2003,

Avendo presenti le numerose esperienze didattiche maturate in Italia nel corso degli ultimi 30 anni, esperienze che hanno portato la scuola materna ed elementare a risultati di qualità riconosciuti a livello internazionale,

a maggioranza esprime completo dissenso relativamente alla Riforma (fra i vari punti es.: un modello educativo basato non sulla pari “considerazione” di ogni insegnante)

I1 Collegio dei Docenti pertanto invita il Ministro dell’istruzione Università e Ricerca ad un ampio ripensamento delle bozze del decreto legislativo e al coinvolgimento dei collegi Docenti e Consigli di Istituto nella fase della decretazione.


11) Collegio dei docenti 11 circolo didattico Pinerolo (TO)

Mozione del Collegio dei Docenti sulla Legge Delega, sulla bozza di Decreto Delegato del Ministro dell’Istruzione Moratti e su Linee guida e formazione.

I docenti del 20 Circolo Didattico di Pinerolo dopo aver preso visione:

  • della Legge n53/2003,
  • dello schema di Decreto Legislativo sulla definizione delle -norme generali relative alla scuola dell’infanzia ed al primo ciclo dell’istruzione
  • delle disposizioni della Direzione Regionale del Piemonte in relazione al “piano. di formazione a sostegno dell’avvio della riforma degli ordinamenti scolastici”, proposto in data 8 maggio 2003 ai dirigenti scolastici della scuola di base del Piemonte

ESPRIMONO

Ferma opposizione al progetto di Riforma nel suo insieme e denunciano in modo più specifico:

  • gli stravolgimenti che s’intendono porre in essere nella scuola elementare;
  • l’opera di disinformazione condotta capillarmente nei confronti dell’opinione pubblica;
  • i meccanismi attraverso i quali si vorrebbe da una parte dare avvio concreto alla riforma e dall’altra impedire ogni forma di dissenso da parte della classe docente.

Per quanto concerne il profondo mutamento che ci si appresta a concretizzare nella scuola primaria, gli insegnanti

CONDANNANO:

  • l’abolizione dell’obbligo scolastico sostituito da un “ambiguo” diritto-dovere che però non garantisce le fasce più deboli e i soggetti a rischio di dispersione scolastica, vanificando così il dettato costituzionale che sancisce il principio dell’insegnamento uguale per tutti;
  • l’abolizione del tempo pieno e del sistema modulare con la riduzione dell’orario scolastico a 27 ore per tutti gli alunni ritenendo che tale riduzione vada a ledere gli essenziali diritti degli utenti. Rilevano, inoltre, la noncuranza con la quale si sottace il problema dell’abbondanza di contenuti in relazione alla contrazione dell’orario, cosa che di fatto imporrà tempi ancora più serrati all’attività scolastica, spazzando via,, per sempre, l’utopia dei “tempi distesi” dell’apprendimento e provocando un netto peggioramento della qualità dell’offerta formativa;
  • la scelta di rendere opzionale una quota dell’orario scolastico, peraltro in un quadro di assoluta confusione normativa;
  • la scelta che tale quota opzionale sia sottoposta alla richiesta delle famiglie e che, in assenza di figure professionali interne capaci di esaudirle, la scuola debba affidare parte dei suoi compiti ad agenzie private esterne;
  • il provvedimento che permette l’ingresso alla scuola dell’infanzia ai bambini che compiono i tre anni entro il 30 aprile dell’anno di riferimento. Questo significa che bambini nati in febbraio, marzo o aprile anticipano la loro iscrizione di un anno (e non di sei niesi come si sente dire … ). Rileviamo come tale possibilità non sia pedagogicamente e didatticamente sostenibile poiché aumenta l’aspetto assistenziale a scapito di quello educativo; il rapporto numerico adulto-bambino non è adeguato (pensiamo ai Nidi Comunali che per questa fascia d’età prevedono un rapporto di 1:8); le strutture non sono adeguate (arredi, bagni … ) e l’organizzazione complessiva è totalmente da modificare. Ricordiamo, infatti, che le bambine e i bambini hanno bisogno di vivere il tempo del gioco e dell’apprendimento nel rispetto della loro età, età in cui sei mesi o un anno fanno la differenza.
  • il provvedimento che permette l’ingresso alla prima classe di bambini di cinque anni e mezzo d’età. Si rileva, infatti, come tale decreto sia lesivo dei tempi del naturale sviluppo cognitivo del bambino e non sia supportato da fondamenti psico-pedagogici. Si rileva altresì, la leggerezza con cui ci si appresta a creare delle classi prime fortemente disomogenee, con bambini cognitivamente, affettivamente, emotivamente capaci di seguire i normali percorsi educativi, elaborati in decenni di esperienza magistrale, con bambini che potrebbero rischiare, invece, di trovarsi in difficoltà;
  • la chiara volontà di spazzare via il patrimonio, di esperienza nell’insegnamento, costruito faticosamente negli ultimi quindici anni e nella trentennale esperienza di Tempo Pieno, imperniato sulla condivisione e sulla collaborazione tra docenti del team e sulla unitarietà dell’insegnamento.

L’imposizione di una figura culturalmente predominante, il TUTOR, e di figure ad essa subalterne, i docenti di laboratorio o diversamente impiegati, sottintende una inaccettabile gerarchizzazione delle discipline e delle conoscenze nonché una loro autentica polverizzazione.

  • la divisione tra insegnanti tutor -ed insegnanti “altri”, quale tentativo di~creare una gerarchia nel ruoli che lede la dignità dei docenti, la scelta di costruire un ruolo subordinato per docenti non-tutor, i cui pareri sulla programmazione del lavoro e sulla costruzione ed articolazione dei cosiddetti “PIANI DI STUDIO PERSONALIZZATI” . sarebbero non vincolanti, ma di tipo genericamente consultivo”.
  • la scelta di lasciare alla sola discrezione dell’insegnante tutor – previa consultazione con docenti altri” e con le famiglie – il potere di decidere a quali attività, un bambino piuttosto che un altro, debba partecipare. Si sottolinea, infatti, come il democratico sistema di condivisione e di pari dignità tra i docenti del team sia il più valido strumento per garantire pari trattamento e pari opportunità a tutti gli alunni;
  • l’approssimazione con cui si vorrebbe che questa riforma prendesse l’avvio, in assoluta mancanza di un quadro legislativo definito e compiuto e con indicazioni assolutamente carenti sotto ogni punto di vista, nei pochi documenti resi sinora di dominio pubblico;
  • l’arroganza con la quale i pareri espressi dai docenti, nelle istituzioni deputate, fortemente critici nei confronti della Riforma, siano stati ignorati;
  • il tentativo di mettere in atto i corsi di formazione/aggiornamento, previsti a partire dal mese di giugno, basandosi sulla cosiddetta Sperimentazione Moratti, che è stata irrilevante perché limitata ad un numero molto esiguo di scuole e la cui valutazione NON E’ STATA a tutt’oggi resa pubblica. RICORDANO, INOLTRE, CHE LA FACOLTA’ DI DELIBERARE SULLA FORMAZIONE / AGGIORNAMENTO E’ PREROGATIVA DEL COLLEGIO DEI DOCENTI (DPR 275/99 Regolamento Autonomia art. 4,5,6 CCNI 21708799 art.8e 9)

per questi motivi il Collegio dei Docenti del 11 Circolo di Pinerolo (To)

DICHIARA

Di essere contrario ad uno stravolgimento degli attuali ordinamenti della scuola elementare e ritiene.inoltre che, allo stato attuale delle cose ed in assenza delle necessarie norme legislative, la cosiddetta riforma non possa essere applicata dal prossimo anno scolastico.

Che non vi sia obbligo di espletare, nel mese di giugno, alcuna attività di formazione/aggiornamento e DELIBERA, comunque, che non intende attivare tale attività.

AUSPICA

Che prima di qualsiasi progetto di riforma scolastica si apra un ampio confronto con tutta la realtà scolastica, nell’intento di ricercare soluzioni organizzative in grado di tener conto delle esigenze dell’utenza, delle proposte e delle disponibilità degli Enti Locali dell’autonomia progettuale ed operativa delle singole istituzioni scolastiche.

Delibera approvata dal Collegio Docenti in data 23 giugno-2003 all’unanimità (63/63)


12) Mozione del Collegio dei Docenti di Mercallo con Casone (MI)

Le insegnanti delle scuole elementari dell’ istituto Comprensivo “De Amicis” di Marcallo con Casone (MI) , riunitesi nel Collegio chi Docenti del 3/6/2003, dopo aver discusso sulla legge Delega n 53 dei 28/3 /2003 per la Riforma degli Ordinamenti Scolastici, sulla bozza di Decreto Delegato e sulle linee Guida

esprimono la loro contrarietà al progetto di riforma, in particolare riguardo ai seguenti punti:

  • la figura dell’insegnante TUTOR mette la parola fine alla collegialità, alla condivisione dei carichi di lavoro e alla programmazione del team dei decenti, istutuisce una gerarchizzazione tra gli insegnanti e una deresponsabilizzazione degli insegnanti “non tutor” che svilisce la professionalità del docente
  • l’abolizione dei Tempo Pieno, modello di scuola da anni consolidato, misconosce la valenza pedagogica e didattica di questo tipo di organizzazione e la sua funzionalità come risposta alle esigenze sociali delle famiglie
  • la riduzione dell’ orario scolastico a 27 ore rischia di istituire alcune attivìta e l’assistenza alla mensa a pagamento, che vanno contro al diritto allo studio uguale per tutti a discapito delle famiglie meno abbienti o con entrambi i genitori lavoratori
  • L’alternanza tra gruppo classe, laboratori di livello, di compito, elettivi, opzionali con diverse figure di riferimento crea disagio, specialmente negli alunni PIÙ piccoli e più deboli.

il Collegio dei docenti delibera li presente mozione


13) Docenti del I Circolo di San Giuliano Milanese

I docenti delle scuole elementari del I Circolo di S.Giuliano Milanese esprimono il loro dissenso sull’attuazionc della riforma Moratti prima che venga completato l’iter legislativo necessario.

Esprimono inoltre perplessità sui contenuti della stessa, in quanto:

  • elimina l’obbligo della frequenza sancito dalla Costituzione italiana
  • non valorizza le professionalità già presenti nella scuola, abolendo gli ambiti disciplinari e tende ad esternalizzare i servizi
  • scompare il modello del tempo pieno così come viene attuato ormai da molti anni
  • è abolita la contitolarità degli insegnanti sulla classe e viene minato alla base il lavoro collegiale del team docenti.

Riteniamo inoltre importante e indispensabile il coinvolgimento di tutti i docenti prima che vengano operate scelte fondamentali sull’organizzazione del nostro lavoro e su questioni contrattuali (ad es:orario di servizio).

Pertanto il Collegio Docenti.

  • decide di non aderire al piano di formazione ministeriale a sostegno dell’avvio della riforma non essendo ancora compiuto l’iter legislativo necessario
  • invita il Dirigente Sco1astico non individuare gli insegnati “tutor” per il prossimo anno scolastico e i “docenti referenti” da inserire nel piano di formazione del Ministero

si impegna ad organizzare un piano di riflessione per l’autoaggiornamento sulla riforma


14) Collegio dei docenti del 6° IC di Bologna

Il Collegio dei docenti del 6° IC di Bologna riunito per discutere lo stato attuale dei provvedimenti legislativi sulla scuola definiti dalla legge 53/03 e le successive comunicazioni offerte dai dirigenti scolastici, ritiene:

  1. che il patrimonio costruito da decenni di lavoro nella scuola dell’infanzia sia profondamente compromesso dai provvedimenti che consentono l’anticipo scolastico alle bambine e bambini di due anni e mezzo nella scuola dell’infanzia e di cinque anni e mezzo nella scuola elementare. Si tratta di un passo indietro nella valorizzazione di una stagione dell’infanzia, di un mancato riconoscimento del valore pedagogico e psicologico delle esperienze degli asili nido e scuola dell’infanzia.
  2. Che la prospettiva indicata nelle bozze del primo decreto attuativo di un insegnante tutor che accentri su di sé gli insegnamenti delle aree linguistica, logico matematica e antropologica costituisca un pesante arretramento rispetto alle esperienze maturate negli ultimi decenni, che hanno al contrario valorizzato le competenze di diversi docenti nelle vari aree. La figura dell’insegnante tutor, dal punto di vista pedagogico e didattico rappresenta da un lato un ritorno alla figura dell’insegnante tuttologo, dall’altro la discriminazione tra insegnanti di serie A e di serie B. Tutto ciò rappresenta inoltre un disconoscimento totale del principio della collegialità del team fino ad oggi corresponsabile dell’intervento sia nelle classi a modulo che in quelle a tempo pieno.
  3. Che il modello orario prefigurato (un monte ore ridotto a 27 più 3 facoltative da affidare anche a soggetti esterni) esclude dalla scuola l’esperienze del tempo pieno, che in Italia raccoglie il 26% degli alunni e che in diverse regioni riguarda la maggior parte di loro, in particolare non viene riconosciuto il ruolo del tempo pieno non solo come sostegnoalle famiglie, ma soprattutto come momento di attuazione di un progetto pedagogico e didattico realizzato dai docenti della scuola e non da agenzie esterne cui la scuola “appalta” una mera custodia di bambini e bambine che i genitori non possono tenere a casa.
  4. Che il modello orario ed organizzativo prefigurato tende ad eliminare dal tempo scuola tutti quei momenti che, a partire dalle compresenze e contemporaneità dei docenti, possono favorire un intervento volto a personalizzare il progetto educativo, ad adeguarlo alle problematiche legate al disagio sociale e all’arricchimento dell’offerta formativa.
  5. Che questo progetto di riforma, sommato ai tagli operati alle esperienze di laboratorio, ai progetti legati al disagio sociale e agli interventi di integrazione interculturale (mentre aumentano gli stanziamenti alle scuole private) non possono non far pensare ad un deliberato stravolgimento di una delle funzioni fondanti della scuola, che è quella di offrire maggiori opportunità a chi parte socialmente e culturalmente svantaggiato.

I COLLEGI DEI DOCENTI RIUNITI IN QUESTA SEDE ESPRIMONO QUINDI LA PIENA CONTRARiETA’ A PROVVEDIMENTI CHE RISCHIANO DI OPERARE GUASTI IRREVERSIBILI PROPRIO IN ORDINI DI SCUOLE, COME QUELLE DELL’INFANZIA ED ELEMENTARE CHE HANNO AVUTO IN QUESTI ANNI UN INEQUIVOCABILE RICONOSCIMENTO INTERNAZIONAlE DI QUALITA’.

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