Alcune mozioni contro la riforma Moratti

Iniziamo la messa in rete delle numerosissime mozioni che da due mesi ci stanno inviando scuole, insegnanti e genitori contro la Riforma Moratti.

  • COLLEGIO DEI DOCENTI del 1° CIRCOLO DIDATTICO “P. MAFFI” di ROMA;
  • COLLEGIO DEI DOCENTI DEL CIRCOLO DI FANO – S.ORSO (PU);
  • Riflessioni collegiali degli insegnanti del 1° Circolo di Mogliano Veneto (Treviso) sulla Legge Delega e relativi documenti della Riforma Moratti;
  • Il Collegio Docenti del Circolo Didattico di Castel S. Pietro Terme (BO);
  • ISTITUTO STATALE COMPRENSIVO DI SCUOLA MATERNA, ELEMENTARE E MEDIA – CONSELICE (RAVENNA);
  • 3°Circolo Didattico di Ravenna – il Collegio dei Docenti.

COLLEGIO DEI DOCENTI del 1° CIRCOLO DIDATTICO “P. MAFFI” di ROMA

Mozione del Collegio dei Docenti sulla Legge Delega, la bozza di Decreto Delegato del Ministro dell’Istruzione Moratti e su linee guida e formazione

I docenti del 1° circolo didattico di Roma nella seduta del 13 giugno 2003, dopo aver preso visione della Legge n° 53-2003, dello schema di Decreto Legislativo sulla definizione delle norme generali relative alla scuola dell’infanzia ed al primo ciclo dell’istruzione, e della Comunicazione del Ministero del 10 aprile sul “piano di formazione a sostegno dell’avvio della riforma degli ordinamenti scolastici”, nonché dei documenti preparatori agli altrettanto prossimi corsi di formazione/aggiornamento

ESPRIMONO

con fermezza sconcerto e opposizione a tale progetto nel suo insieme. Il Collegio dei Docenti rileva, sul piano generale, il carattere retrivo, autoritario e discriminante della “Riforma” (intenta a riportare la scuola pubblica italiana indietro nel tempo di alcuni decenni e a smantellare le stesse basi del diritto allo studio uguale per tutti).

Il Collegio denuncia in modo più specifico:

  • gli stravolgimenti che s’intendono porre in essere nella scuola elementare e dell’infanzia;
  • l’opera di disinformazione condotta capillarmente nei confronti dell’opinione pubblica;
  • i meccanismi attraverso i quali si vorrebbe da una parte dare avvio concreto alla riforma e dall’altra impedire ogni forma di dissenso da parte della classe docente.

Per quanto concerne il profondo mutamento che ci si appresta a concretizzare nella scuola elementare – scuola primaria, gli/le insegnanti:

  • condannano e rigettano l’abolizione della finalità “della formazione dell’uomo e del cittadino” secondo i principi della Costituzione, ritenendo che alla base di tale disconoscimento agisca l’intento di mortificare il valore ideale della stessa Costituzione Italiana e di negare il principio dell’insegnamento uguale per tutti, fondato sulla laicità, sulla condivisione, sulla libertà d’espressione;
  • condannano e rigettano l’abolizione del tempo pieno e del sistema modulare con la riduzione dell’orario scolastico a 27 ore per tutti gli alunni, ritenendo che tale riduzione vada a ledere gli essenziali diritti degli utenti. Rilevano inoltre la sconcertante non curanza e il drammatico dilettantismo con i quali si sottace il problema dell’abnorme abbondanza di contenuti in relazione alla contrazione dell’orario: cosa che di fatto imporrà tempi ancora più serrati all’attività scolastica, spazzando via per sempre l’utopia dei “tempi distesi” dell’apprendimento e provocando un netto peggioramento della qualità dell’offerta formativa;
  • condannano e rigettano la scelta di rendere opzionale un’altra quota dell’orario scolastico, peraltro in un quadro di assoluta confusione normativa;
  • condannano e rigettano la scelta che tale quota opzionale sia sottoposta ai “desiderata” delle famiglie, e che in assenza di figure professionali interne capaci di esaudire tali desiderata la scuola debba affidare parte dei suoi compiti ad agenzie private esterne;
  • condannano e rigettano il provvedimento che permette l’ingresso alla prima classe di bambini di cinque anni e mezzo d’età, rilevando come, ancora una volta, alla base di tale provvedimento non esista nessuna logica, essendo del tutto estranea alla scienza psico-pedagogica moderna l’istanza di accelerare i tempi del naturale sviluppo cognitivo del bambino, cosa ritenuta di per sé negativa e controproducente. Rilevano inoltre, anche in questo caso, il dilettantismo e la non curanza con cui ci si appresta a creare delle classi prime fortemente disomogenee, con bambini cognitivamente, affettivamente ed emotivamente capaci di seguire i normali percorsi educativi elaborati in decenni di esperienza magistrale e altri che potrebbero rischiare invece di trovarsi in uno stato di grave incapacità;
  • condannano e rigettano la cieca cesura con la quale si è voluto spazzare via il patrimonio di esperienza nell’insegnamento costruito faticosamente negli ultimi 15 anni, imperniato sulla condivisione e sulla collaborazione tra docenti del team (e le trentennali esperienze di Tempo Pieno), attraverso cui si concretizza quella unitarietà dell’insegnamento e si promuove quell’unità della conoscenza che oggi viene disconosciuta dalla Riforma. Rilevano, inoltre, che l’imposizione di una figura culturalmente predominante, il tutor, e di figure ad essa subalterne, i docenti dei laboratori o diversamente impiegati, sottintende una inaccettabile gerarchizzazione delle discipline e delle conoscenze, ed una loro autentica polverizzazione;
  • condannano e rigettano, quindi, la divisione tra insegnanti tutor e insegnanti “altri”, quale malcelato tentativo di creare una gerarchia nei ruoli che lede la dignità dei docenti; gerarchia che l’ordinamento legislativo attuale peraltro non prevede, essendo la funzione docente tutelata non solo dal principio della libertà dell’insegnamento, ma anche dalla piena responsabilità e dal pieno controllo del proprio agire, in termini di programmazione del lavoro, di potestà decisionale e di rapporti con le famiglie dei discenti;
  • condannano e rigettano la scelta di costruire un ruolo subordinato per docenti non – tutor, i cui pareri sulla programmazione del lavoro e sulla costruzione e articolazione dei cosiddetti “piani di studio personalizzati”, sarebbero non vincolanti ma di tipo genericamente “consultivo”: anche in questo caso, oltre alla dignità del ruolo docente, a pagarne le conseguenze sarebbe l’unitarietà dell’insegnamento e l’unità della conoscenza, entrambe annientate in una scala gerarchica nella quale i percorsi didattici, le scelte educative e le strategie d’insegnamento sarebbero sottoposte al vaglio finale di un unico insegnante, il tutor;
  • condannano e rigettano la scelta di lasciare alla sola discrezione dell’insegnante tutor – previa “consultazione con i docenti altri” – il potere di decidere a quali attività, un bambino piuttosto che un altro, è degno e meritevole di partecipare alle specifiche attività nei laboratori, ovvero quale piano personale di studio potrà seguire, ovvero a quale “gruppo di livello” dovrà appartenere, ritenendo che il democratico sistema di condivisione e di pari dignità tra docenti del team, che questa Riforma spazza via, fosse il più valido strumento per garantire uguale trattamento e uguali opportunità a tutti gli alunni;
  • condannano e rigettano la sola ipotesi che taluni alunni possano essere ritenuti meritevoli di accedere a determinate attività e taluni alunni no: si verrebbe così ad attuare una forma di discriminazione, o a gettare le basi perché tali forme di discriminazione possano impunemente compiersi, eventualità che oltre ad essere di per sé ignobile disconosce tanto i dettami della moderna scienza psico-pedagogica (che suggerisce, secondo le diverse capacità, approcci diversi allo stesso sapere e non approcci a saperi “superiori” per gli uni e a saperi “inferiori” per gli altri), quanto l’esperienza venutasi a costituire nel corso dei decenni nella scuola elementare italiana, sinora portata ad esempio in tutto il mondo per la sua capacità di assicurare lo stesso diritto all’istruzione;

Per quanto concerne la scuola dell’infanzia, gli/le insegnanti:

  • condannano e rigettano l’anticipazione dell’età d’ingresso ai due anni e mezzo poiché tale scelta produrrà l’abbassamento della qualità della Scuola dell’infanzia e un abbandono totale di quel po’ che resta dei Nidi pubblici. Infatti, abbassare l’età dei bambini in sezioni già sovraffollate, risultato di una politica aberrante di contenimento dei costi, oltre a vanificare qualsiasi contenuto educativo rischia di mettere a repentaglio anche la pura assistenza; le stesse strutture delle scuole dell’infanzia sono spesso inadeguate ad accogliere gli alunni già frequentanti e la situazione peggiorerebbe con bambini più piccoli;
  • condannano e rigettano la bozza di Decreto Legislativo Delegato nella parte in cui statuisce che l’orario delle attività nella scuola dell’infanzia sia previsto tra le 875 e le 1700 ore a richiesta delle famiglie; si può agevolmente verificare che, casualmente, con 1700 ore è possibile effettuare le 40 ore settimanali su cinque giorni oltre le 36 settimane oggi previste (metà settembre fine giugno), ma arrivare fino a 42,5 settimane (dal 1° settembre al 31 luglio ci si rientra) con l’annientamento della funzione didattica ed educativa della scuola dell’infanzia la quale verrà svilita ad un servizio a domanda come un qualsiasi babyparking;

Per quanto concerne la scuola media, gli/le insegnanti:

  • condannano e rigettano la annunciata (orari di attività didattiche previste nello schema), scomparsa del tempo prolungato per il quale possono essere condivisibili le stesse considerazioni già svolte per il tempo pieno alle elementari poiché l’orario, infatti, si riduce a 27 ore settimanali (891 ore annue) e con la possibilità di un orario settim anale fino a 33 ore, con 198 ore in più demandate alla scelta degli alunni e delle famiglie (quindi facoltative), che alludono chiaramente ad un doposcuola (magari in un prossimo futuro a pagamento) in aperta antitesi con l’impianto e la filosofia del tempo prolungato;
  • condannano e rigettano la comparsa della figura del “tutor”, che addirittura si sostituisce al consiglio di classe il quale verrebbe addirittura abolito.

Inoltre:

  • condannano e rigettano l’inettitudine, l’approssimazione e la confusionarietà con cui si vorrebbe che questa riforma prendesse avvio: in assoluta mancanza di un quadro legislativo definito e compiuto e con indicazioni assolutamente carenti sotto ogni punto di vista, nei pochi documenti resi sinora di dominio pubblico;
  • condannano e rigettano l’arroganza con la quale i pareri espressi dai docenti nelle istituzioni deputate, quali gli organi collegiali, in questo ultimo anno e fortemente critici nei confronti di una Riforma ritenuta nefasta, siano stati ignorati;
  • condannano e rigettano l’arroganza e la malafede con cui si sono sbandierati, presso l’opinione pubblica, i “risultati positivi” della cosiddetta “Sperimentazione Moratti”. In realtà essa – già rifiutata dal 99 per cento delle scuole statali all’inizio di questo anno scolastico – non ha avuto nessun crisma scientifico per poter essere definita “sperimentazione”, essendo limitata ad un numero esiguo di scuole (nella maggioranza private), essendo temporalmente inidonea ed inadeguata ed essendo, infine, mancato un vero e proprio gruppo di controllo ed una corretta verifica dei risultati;
  • condannano e rigettano il paradossale tentativo di porre tale “sperimentazione”, quale faro d’orientamento per l’avvio della vera e propria Riforma nei primi mesi dell’anno scolastico a venire;
  • condannano e rigettano il tentativo di mettere in atto i corsi di “auto”aggiornamento previsti a partire dal prossimo mese di giugno, basandosi sulla cosiddetta Sperimentazione Moratti, che nulla per l’appunto ha sperimentato, e imponendo quale obbiettivo principale di detti corsi l’informazione e la supina “condivisione” dell’impianto della Riforma.

Nello schema di Decreto Legislativo Delegato (art. 13), si sostiene altresì che per l’attuazione della “riforma” sono avviate dall’anno scolastico 2003-2004 la prima e la seconda classe della scuola primaria mentre nella Comunicazione di Servizio del 10 aprile 2003 si segnala che il piano di informazione/formazione è accompagnato da “linee guida” le quali praticamente si riferiscono alla applicazione delle Indicazioni e Raccomandazioni contenute nella cosiddetta sperimentazione di cui al DM 100-2002, a partire dalla individuazione delle nuove figure del “docente referente dei processi di riforma” e del “docente tutor”. Si aggiunga che diversi Direttori Scolastici Regionali nel comunicare alle scuole le iniziative di formazione per dirigenti scolastici e referenti hanno dichiarato l’indispensabilità di avviare l’attività di informazione-formazione di tutti gli operatori delle scuole dell’infanzia e primarie, che saranno coinvolti già dal prossimo primo settembre nell’attuazione della riforma, per confrontarsi sui compiti, sulle valenze interne ed esterne dell’innovazione e sulle ripercussioni organizzative. Ciò è palesemente illegittimo. La comunicazione di servizio è uno strumento che, in genere ed in particolare su delicate materie come la modifica dell’ordinamento scolastico, consente al Ministero ed alle Direzioni Regionali di divulgare informazioni ma non può essere assolutamente utilizzata per anticipare e dare attuazione al processo di riforma, che deve seguire un altro e più complesso iter. Occorre infatti, come primo passo, una delibera del Consiglio dei Ministri che approvi l’apposito decreto delegato, delibera che fino ad oggi non esiste. Occorre poi acquisire i pareri del Consiglio Nazionale dell’Istruzione, della Conferenza stato-regioni e delle commissioni competenti di Camera e Senato, che hanno a disposizione 60 giorni per pronunciarsi. Infine, il decreto deve tornare al Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva e poi passare alla Corte dei Conti per la registrazione. Prima della realizzazione di questo percorso, previsto dalla Costituzione e dalla legislazione vigente, nessuna anticipazione del processo di riforma può essere attuata ed ogni atto al riguardo è palesemente illegittimo.

Per questi motivi il Collegio dei Docenti del 1° circolo didattico di Roma:

  • dichiara di essere contrario allo stravolgimento degli attuali ordinamenti scolastici e ritiene, inoltre, che la cosiddetta riforma non possa essere applicata dal prossimo anno scolastico;
  • dichiara, altresì, che non vi sia alcun obbligo di espletare nel mese di giugno alcuna attività di autoaggiornamento e delibera, comunque, di non intendere attivare tale attività.

Gli/le insegnanti, per tutti i motivi succitati, indicono lo stato di agitazione permanente e fanno appello a tutti/e i/le colleghi/e delle altre realtà scolastiche regionali e nazionali, nonché alle famiglie degli alunni di ogni diversa realtà, affinché si pervenga al più presto alla massima mobilitazione contro la Riforma Moratti.

Per tutte le ragioni che sono state evidenziate, il Collegio Docenti_del 13 giugno 2003 delibera di approvare la presente mozione all’unanimità con _56_ voti favorevoli, _0 contrario e _0_ astenuti.


MOZIONE SULLA LEGGE DELEGA DEL COLLEGIO DEI DOCENTI DEL CIRCOLO DI FANO – S.ORSO

Il Collegio dei Docenti del Circolo di Fano – S.Orso, riunitosi in data 27 giugno 2003, esprime il proprio dissenso rispetto alla Legge Delega di riforma della scuola, approvata in data 12 marzo 2003, condividendo e sostenendo quanto già denunciato in proposito da altri Collegi.
In particolare contesta:

  • i meccanismi attraverso i quali si vorrebbe da una parte dare avvio concreto alla riforma e dall’altra impedire ogni forma di dissenso da parte della classe docente;
  • il mancato coinvolgimento della scuola “reale”, poiché nessuna componente della scuola ha potuto esprimere il proprio parere, anzi, pareri espressi da molti docenti e genitori, fortemente critici nei confronti della riforma, sono stati completamente ignorati;
  • gli stravolgimenti che s’intendono porre in essere nella scuola elementare e nella scuola materna con:
  1. l’anticipo delle iscrizioni alla scuola materna e alla scuola elementare, che riporta il ruolo della scuola dell’infanzia a mera assistenza, costringe ad una precoce scolarità i bambini di cinque anni e mezzo e crea forte disomogeneità delle classi, impedendo una reale didattica di gruppo;
  2. l’abolizione del tempo pieno e del sistema modulare, con la riduzione dell’orario scolastico a 27 ore per tutti gli alunni tale da ledere gli essenziali diritti degli utenti, spazzando via il patrimonio di esperienze costruito dalla scuola elementare italiana;
  3. la scelta di rendere opzionale una quota dell’orario scolastico, peraltro in un quadro di assoluta confusione normativa, sottoponendola ai “desiderata” delle famiglie, e per la cui attuazione, in assenza di figure professionali interne capaci di esaudire tali desiderata, la scuola dovrebbe rivolgersi ad agenzie private esterne;
  4. l’introduzione della figura del maestro-tutor, che rischia di gerarchizzare i rapporti tra gli insegnanti, facendo venir meno un’esperienza già consolidata di pari responsabilità all’interno del team docente;
  5. l’introduzione, fin dalla scuola elementare, di percorsi differenziati che rischiano di accentuare le differenze socio-culturali delle famiglie, impoverire complessivamente la formazione culturale generale ed impedire una reale affermazione del diritto allo studio; tutto ciò in palese contrasto con l’art. 3 della Costituzione che afferma l’uguaglianza sostanziale dei cittadini;
  6. una riforma costruita sui tagli alle risorse e all’offerta formativa, che baratta come novità un effettivo impoverimento dell’istruzione pubblica a favore dell’iniziativa privata.
  7. la mancanza di un’informazione corretta e adeguata, nei tempi e nei mezzi, rivolta allo stesso personale della scuola, agli utenti e a tutta l’opinione pubblica; basti pensare a quanto detto sulla “Sperimentazione Moratti”, limitata in realtà ad un numero esiguo di scuole (nella maggioranza “private”) e scientificamente inidonea per costituire la base della riforma.

I Docenti chiedono quindi che si intervenga, almeno nella fase attuativa (decreti delegati), su tutti i punti principali:

  • generalizzazione della scuola dell’infanzia, rispettando la sua peculiarità di “scuola” e non di mero centro assistenziale;
  • mantenimento dell’attuale organizzazione della scuola elementare (tempo modulare e tempo pieno), con potenziamento delle esperienze già in atto relative alla L2 e all’informatica;
  • ulteriori risorse professionali e finanziarie a sostegno dell’integrazione degli alunni stranieri e all’inserimento degli alunni con handicap;
  • valorizzazione di tutte le potenzialità presenti nella scuola (docenti, personale educativo e ata ) attraverso un adeguato riconoscimento economico.

Chiedono inoltre che venga riconsiderato il provvedimento relativo all’anticipo scolastico, sia nella scuola materna che elementare, al fine di evitare sezioni/classi fortemente disomogenee, con bambini ancora non “pronti all’esperienza scolastica” da un punto di vista cognitivo, affettivo ed emotivo.

 La mozione è stata sottoscritta da 59 docenti.


Riflessioni collegiali degli insegnanti del 1° Circolo di Mogliano Veneto (Treviso) sulla Legge Delega e relativi documenti della Riforma Moratti

Il Collegio Docenti del 1° Circolo di Mogliano Veneto, dopo aver letto ed esaminato i punti significativi del Disegno di Legge n. 1306 B, delle Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola Primaria, degli Obiettivi Specifici di Apprendimento, dell’Ipotesi di Modelli Organizzativi della Scuola Primaria, delle Raccomandazioni per l’attuazione delle Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola Primaria, comunica alcune osservazioni:

  • Il linguaggio usato in gran parte dei suddetti documenti risulta a volte involuto, inutilmente complesso e ridondante, a volte ambiguo e generico (cosa sono, ad esempio, “visioni, teorie e pratiche coerenti con la Costituzione”? cosa si intende per “buone pratiche” in riferimento al comportamento degli alunni/e?) tale quindi da non esplicitare con sufficiente chiarezza ed efficacia il pensiero dell’emittente del messaggio.
  • Altre volte la comunicazione presuppone arbitrariamente ignoranza e incompetenza da parte dei destinatari del messaggio: ignoranza sul piano culturale e lessicale (vedi ad esempio la spiegazione del termine ‘curriculum’), incompetenza sul piano professionale ( vedi l’informazione sulla natura dei laboratori, che dimentica che, almeno dagli anni ’70, la scuola ha attinto a una ricca letteratura e ha attivato una preziosa pratica in questo senso).
  • Altre volte sottolineature inutili presuppongono, destinatari irresponsabili: è il caso, ad esempio, della raccomandazione a costruire proposte ‘dotate di senso’ o a evitare che il portfolio sia una raccolta di ‘materiali disordinati e non organizzati’.
  • Troviamo altresì inopportuno il porsi dei suddetti documenti non in una posizione di continuità, di evoluzione, di miglioramento rispetto alla Scuola configurata nella legislazione precedente (ricordiamo in proposito che, a differenza di quanto viene ingannevolmente dichiarato, alla Scuola Elementare Pubblica Italiana viene riconosciuto ufficialmente un alto livello di qualità) ma di rottura, discontinuità, critica indiscriminata, non riconoscimento del passato, presunzione di elaborare proposte innovative (vedi le raccomandazioni rispetto alla ‘lettura’ che riprendono concetti già chiaramente e convincentemente espressi nei Programmi per la Scuola Elementare del 1985)
  • Gli Obiettivi Generali e gli Obiettivi Specifici, decisamente ‘alti’, in gran parte condivisibili, nonché l’appello a partire dall’esperienza, dovrebbero  presupporre, per essere assunti, una scuola straordinariamente dotata di risorse: tempi lunghi, strutture e materiali, gruppi con numero ridotto di alunni/e, personale docente altamente qualificato, tempi adeguati per un lavoro di èquipe dei docenti. Non ci risulta che vi sia una tendenza in questo senso.

Aggiungiamo che l’elenco degli Obiettivi specifici di apprendimento per la classe prima e per i bienni sono tanto banali quanto, spesso, sovradimensionati rispetto alla fascia d’età cui si riferiscono.

  • Un’osservazione rispetto all’’obiettivo generale’ ‘La diversità delle persone e delle culture come ricchezza’: riteniamo improprio non distinguere tra ‘disagio, diversità e emarginazione’, mettendo sullo stesso piano condizioni reali (disagio), attribuzioni culturali (diversità) e condizioni create da atteggiamenti di ingiustizia (emarginazione); suona inoltre offensivo e appartenente alla cultura ottocentesca della carità, che dovrebbe essere ampiamente superata, l’appello all’ ‘impegno e generosità personale’ nei confronti delle persone diversamente abili, i cui bisogni vanno invece presi in considerazione nel contesto di una cultura della giustizia e dei diritti.
  • Non riusciamo a comprendere come si concili la sottolineatura che gli obiettivi formativi vanno adattati sempre ai singoli allievi, sottolineatura che condividiamo, con la prospettiva di una Valutazione Nazionale standardizzata.

Per quanto riguarda la compilazione del portfolio delle competenze individuali valgono le considerazioni già delineate: una compilazione non superficiale richiede competenza e quindi formazione degli insegnanti (si pensi solo alla competenza necessaria per riconoscere e definire gli stili cognitivi), tempi adeguati per la stesura e anche per i colloqui individuali con gli allievi e con le famiglie.

Non ci risulta che siano stati previsti:

  • Gli stessi documenti delineano l’immagine astratta di un bambino/a che accede alla Scuola Elementare già molto competente e con un bagaglio significativo di esperienze e di linguaggio. Si dimentica completamente che non è così per tutti/e, che la passività e l’abbrutimento della TV sono per molti/e quasi l’unica esperienza e che rispetto ai soggetti deboli (bambini svantaggiati, deprivati, a disagio, stranieri…) mai nominati nei Documenti, la Scuola ha precise responsabilità educative.
  • All’appello continuo alle competenze individuali e alla diversificazione dei curricoli non corrisponde altrettanta attenzione per gli sforzi fatti finora  per costruire, nelle scuole e nelle classi, un ambiente educativo adatto alla crescita della responsabilità, delle competenze sociali, della solidarietà.
  • Altrettanto dicasi per gli insegnanti, che avrebbero avuto bisogno di consolidare le competenze necessarie per affrontare il lavoro di èquipe, che la Scuola, pur tra mille difficoltà, aveva utilmente intrapreso.

La diversificazione delle competenze, dei ruoli e delle responsabilità, la gerarchizzazione, riportano gli operatori scolastici nel ghetto di un lavoro solitario e di una professionalità che non trae alimento dalla cooperazione.

Aggiungiamo una domanda su un problema pratico: in una scuola così basata su specificità e specializzazioni dei docenti, cosa succederà qualora si presenterà la necessità di sostituire un docente che ha già iniziato un percorso?

  • Riteniamo limitante per il lavoro della scuola il peso assegnato alle famiglie, che sono chiamate in causa individualmente (senza che, come gruppo, venga loro assegnato un ruolo) quando sappiamo che spesso i genitori, implicati in una delicata e complessa relazione affettiva, non sempre sono in grado di spostare il punto di vista dall’interesse del figlio all’interesse del gruppo e della scuola e quindi di effettuare scelte e valutazioni di tipo didattico,  in riferimento a un contesto in cui le dinamiche sono più allargate e complesse rispetto a quelle familiari.

Per questi motivi riterremo doveroso e opportuno che le nostre e altrui considerazioni fossero prese in esame per una riflessione più allargata a tutti i livelli interagenti con la scuola.

Gli insegnanti del 1° Circolo di Mogliano Veneto (Treviso)


Il Collegio Docenti del Circolo Didattico di Castel S. Pietro Terme

Scuola e Riforma

Gli insegnanti del circolo didattico di Castel San Pietro T., riuniti nel Collegio Docenti del 24 giugno 2003, in merito ai cambiamenti che si stanno profilando per la scuola italiana con la Legge Delega N°53/2003 (nota come riforma Moratti)

Considerato

l’iter istituzionale della stessa, nata senza aver coinvolto il mondo della scuola, i genitori, i sindacati, le associazioni professionali e l’università,

Asseriscono che tale metodo è inacettabile ed

Esprimono

preoccupazione per l’attuazione di una scuola-azienda che si piega alle logiche del mercato e alle spinte localistiche e nega parità di opportunità a tutti e a ciascuno.

Pertanto il Collegio Docenti dice “NO”

  • alla nuova figura del coordinatore-tutor prevalente, che mina la collegialità e la corresponsabilità dei docenti e istituisce una scuola gerarchizzata , luogo di conflitti e competitività;
  • alla prefigurazione di un sistema di valutazione degli alunni affidata ad enti esterni e costituita da prove strutturate che rischiano di indirizzare le strategie didattiche verso prestazioni tecniche e strumentali che portano ad un reale impoverimento dei curricoli;

NO

  • all’anticipo scolastico che non rispetta le fasi di sviluppo psico-fisico del bambino. La scelta di anticipare l’iscrizione è lasciata alle famiglie ed è facoltativa: aumenta, quindi, il divario di età tra i bambini della stessa classe, con conseguente differenziazione nei modi e tempi dell’apprendimento, rendendolo particolarmente problematico e ostacolando l’individualizzazione dell’insegnamento;

NO

  • all’introduzione indiscriminata, nella scuola pubblica, di agenzie private che graveranno sul bilancio delle famiglie e porteranno
  • alla diminuzione del tempo scuola che non tiene conto della realtà in cui la scuola ricopre uno spazio sociale fondamentale. Infatti, l’abolizione del modello Tempo Pieno comporta la scomparsa di un’esperienza pedagogico/ didattica che ha avuto ed ha una valenza sociale molto positiva, in quanto risponde all’esigenza delle famiglie di avere un tempo/scuola “lungo” che garantisca ai figli un’offerta formativa quantitativamente e qualitativamente valida. Lo dimostra il fatto che il prolungamento dell’orario scolastico è stato validamente sperimentato anche nell’ organizzazione modulare.

SI’

ad una scuola autonoma, pubblica e pluralista, garante del carattere unitario e nazionale del sistema formativo;

SI’

ad una scuola che riconosca e valorizzi tutte le professionalità, a partire da quella docente, alla quale vanno garantite condizioni di lavoro fondate sull’effettiva libertà d’insegnamento, garante di un’offerta formativa di qualità e di pari dignità culturale e pedagogica.

 Castel S. Pietro T., 24 giugno 2003


ISTITUTO STATALE COMPRENSIVO DI SCUOLA MATERNA, ELEMENTARE E MEDIA – CONSELICE (RAVENNA)

Il Collegio dei Docenti dell’I.C. di CONSELICE (Ra) Riunito il 25.06.2003

  • Esaminata la legge 28.03.2003 n. 53
  • Presa visione del “Decreto Legislativo concernente la definizione delle norme generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione”
  • Sulla base delle esperienze didattiche maturate nel corso degli ultimi 30 anni che hanno dimostrato l’importanza ed il valore della pluralità degli interventi educativi che arricchiscono l’offerta formativa
  • Partendo dalla constatazione che sia l’esperienza dell’attuazione della Legge 148/90 sia del “tempo pieno” hanno portato la scuola elementare italiana a risultati di eccellenza a livello internazionale
  • Considerato che le esigenze delle famiglie e la mutata composizione della società richiederebbero un aumento delle sezioni di tempo pieno.
  1. Denuncia la non adeguata informazione condotta nei confronti dell’opinione pubblica e verso la classe docente;
  2. condanna la divisione tra insegnanti tutor e insegnanti “altri” e ritiene inammissibile la scomparsa della pluralità degli interventi educativi con pari dignità tra i docenti del team sancita dalla legge 148/90;
  3. ritiene non accettabile la riduzione dell’offerta formativa, soprattutto per quanto attiene il tempo pieno, la cui sopravvivenza viene messa seriamente in discussione dallo schema di decreto;
  4. ritiene in ogni caso indispensabile che rimanga di competenza del collegio docenti la decisione in merito alla eventuale scelta del tutor e della sua utilizzazione all’interno del team docente.

Invita

il MIUR ad un ripensamento del Decreto Legislativo al fine di salvaguardare i principi di pari dignità dei docenti.

IL COLLEGIO DEI DOCENTI 3°Circolo Didattico di Ravenna – il Collegio dei Docenti

presa visione della Legge n°53/2003 e della comunicazione di servizio del 10/04 u.s.

Esprime

un forte dissenso rispetto a :

FIGURA TUTOR

  • Introduzione del Docente Coordinatore dell’Equipe Pedagogica ovvero Tutor/formatore;
  • L’illegittima gerarchizzazione tra insegnanti Tutor e non-Tutor;
  • L’annullamento della programmazione collegiale come momento qualificante del lavoro del team-docente;
  • L’annullamento della coscienza della con titolarità tra docenti, coscienza costruita attraverso un “duro” e costante lavoro collegiale negli ultimi quindici anni;
  • La negazione sostanziale della pari dignità di tutte le discipline

ORARIO SCOLASTICO

  • La riduzione del tempo scuola
  • La forte diminuzione delle ore di contemporaneità che renderebbe impraticabili gli interventi individualizzati;
  • L’anticipo scolastico che va in direzione di un precocismo invalidante i bisogni affettivi, relazionali e cognitivi dei bambini.

 Pertanto il Collegio manifesta perplessità relativamente all’applicazione di una riforma che sembra vanificare le conquiste ottenute nella sperimentazione e nella pratica educativa esperita negli ultimi decenni dalla nostra scuola.

 I Docenti del 3° Circolo Didattico di Ravenna

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