Da “Il Domani”, venerdì 12 settembre, p. 7
Patrizio Roversi, attore e padre della piccola Zoe, e i cambiamenti nelle scuole elementari.
“Quanto è bello il tempo pieno”
Una riforma serviva, ma non come quella del Ministro Moratti.
Impegnamoci perché non cancellino un diritto.
Di scherzare non ne ha nessuna voglia. I problemi della scuola elementare bolognese sono davvero seri e non è Il caso di buttarla in battuta, nemmeno se si è un papà eccellente come Patrizio Roversi, volto noto della televisione e comico di fama. Roversi, padre della piccola Zoe, 9 anni, che frequenta la quarta elementare alle scuole Longhena in via di Casaglia, dubbi non ne ha: “Va difesa la scuola pubblica, va preservato il tempo pieno: si tratta di diritti dei bambini, non di optional”.
Roversi, cosa ci può raccontare della sua esperienza di papà?
“E una cosa bellissima. Frequentare 11 mondo della scuola è un’esperienza unica: si vedono crescere i propri figli giorno dopo giorno. Un’emozione bellissima che però si scontra con tanti piccoli e grandi problemi”
I libri che costano, i figli che si ammalano…
“Certo, ma la cosa che più mi colpisce e mi indigna è che anche che in una città come Bologna si debba difendere quel diritto che si chiama tempo pieno. Lo so, non è colpa dell’amministrazione comunale, ma del governo che, tra un taglio e l’altro, sta smantellando una delle più belle cose che la scuola italiana aveva. C’è il serio e reale rischio, e so di non esagerare nel dirlo, che il tempo pieno venga completamente cancellato dalla riforma Moratti”.
Anche lei attacca il ministro. Eppure da anni si invocava una riforma. I soliti “Conservatori di sinistra”?
“Certo che una riforma ci voleva ma non questa. Nella scuola pubblica bisogna investire di più, non tagliare. E la maggior parte degli investimenti va riservata proprio al tempo pieno”.
È proprio una fissazione, questa del tempo pieno, quasi un’ossessione…
“No è la difesa di un diritto, ancora prima che di un servizio. Si tratta di un’esperienza altamente formativa molto importante? non solo per i bambini, ma anche per noi genitori. I nostri figli stanno insieme a loro coetanei almeno ofto ore al giorno, mangiano insieme. Imparano a studiare e a socializzare in compagnia. Sono bimbi che crescono prima, ma in maniera più naturale. Un modo per essere meno soli, per imparare a stare a contatto con gli altri in modo da superare i piccoli scogli dell’età”.
E poi, se salta il tempo pieno, per tante famiglie c’è il problema di dove mettere il figlio…
“Certo, una dada o una bambinaia non se la possono permettere tutti. Ha dei costi. Ma, a rischio di sembrare noioso, voglio insistere su una cosa: non si tratta specificatamente di questo, ma proprio della funzione integrativaepedagogica del tempo pieno. Per me, come per tanti altri, una bambinaia sarebbe un costo sopportablle. Ma perché la mia piccola Zoe dovrebbe stare tutti i pomeriggi insieme a una ragazza, invece che con gli altri bambini? Ecco, nella risposta a questa domanda c’è il perché difendo il tempo pieno”.
I problemi della scuola elementare non si possono ridurre alla sola difesa del tempo pieno.
“Certo che no. Il discorso deve comprendere anche tutta una serie di servizi e di interazioni che sembrano essere trascurati da chi ha responsabilità. La scuola elementare è un momento di crescita e questo nessuno lo nega. Allora, perché non investire in tutte quelle iniziative che la possono rendere migliore? Le gite, le uscite ele visite nei musei vanno potenziate. Per non parlare di proiezioni cinematografiche. Sono cose importantissime per i bambini, ma hanno dei costi che il pubblico non copre. E allora tutto fmisce per pesare sulle tasche delle famiglie che devono spendere di proprio. A volte facendo anche delle rinunce”.
Cosa occorrerebbe fare?
“Dovrebbero esserci fondi che mettano tutti i bambini e tutte le famiglie in condizione di poter usufruire di questi servizi. C’è poi un capitolo che riguarda la crescita dei nostri figli che investe più la città nel suo complesso che non la scuola elementare nello specifico: non si può pensare di crescere i bambini in una cappa di smog o in zone con sempre meno verde a disposizione. E per questo che servono scelte chiare e nette come anche nel caso dell’alimentazione a scuola”
Cosa c’è che non vane! cibo che viene servito nelle mense scolastiche?
“Assolutamente niente, ma semplicemente c’è una legge regionale che invita a cucinare con prodotti biologici. Si tratta di adoperarsi perché questo avvenga. Si tratta, però, diunabattagliache non può essere fatta scuola per scuola, ma che deve investire l’intera città in quanto i pasti vengono preparati in un centro comune a tutta Bologna. Ecco, questoèunaltro diritto che non va negato ai nostri figli, perché quello del rapporto con un cibo sano, preparato in maniera naturale è di grande importanza. Anche mangiando si impara a crescere bene. In gran parte questo già avviene nelle nostre scuole. Ibambini che fanno il tempo pieno mangiano insieme, con le maestre: di fatto in mensa viene fatta educazione alimentare. E anche per questo motivo che il tempo pieno va difeso”.
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