Da “Fa’Afafine” a “Uscire dal guscio”: rispetto delle differenze e libertà d’insegnamento

L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento (art. 33). Falso. Sono diversi anni che in Italia si ha, dalle stesse Istituzioni, la riprova che la Costituzione oramai non è altro che un pezzetto di carta straccia, ma negli ultimi mesi abbiamo avuto addirittura la dimostrazione che, pur di non dispiacere certi settori elettorali, è tollerata la violenza atta ad impedire quanto affermato dall’articolo 33. Di cosa parliamo?

Apparentemente dello spettacolo “Fa‘afafine, mi chiamo Alex e sono un dinosauro” di Giuliano Scarpinato, accusato da associazioni di “area cattolica”, partiti conservatori o neofascisti e Curie locali di promuovere la “teoria gender” e “il terzo sesso” a bambini e preadolescenti “ben indottrinati e psicologicamente confusi”.

Ma ci sembra chiaro che il vero obiettivo dell’attacco dei sedicenti “Difensori di Figli e Famiglie” sia l’educazione al rispetto della diversità che viene praticata nella scuola statale, libera e laica dai docenti che liberamente hanno scelto di portare i propri alunni e alunne a vedere questo spettacolo, come fanno normalmente quando ritengono che un’attività abbia un valore didattico. “Attività organizzate senza che le famiglie fossero informate dei contenuti”, dicono loro, ma sanno di mentire: nelle scuole ogni progetto passa il vaglio del collegio docenti, del Consiglio d’Istituto (in cui i genitori hanno i loro rappresentanti) e, in casi particolarmente delicati, attraverso il consenso informato.

La polemica, amplificata a suon di petizioni alla Ministra, allarmati articoli di stampa e indignati comunicati di associazioni di pseudo-genitori, è esplosa in varie zone di Italia, dal Veneto alla Campania, dalla Liguria alla Toscana. Il risultato? A Pistoia una data è stata cancellata, in altre località ci sono state defezioni di classi che inizialmente avevano aderito.

Il 31 gennaio lo spettacolo approda in provincia di Bologna per andare in scena al Teatro di Castello d’Argile, dopo una serie di azioni pubbliche da parte di associazioni di genitori “No-gender” e di partiti o associazioni più o meno dichiaratamente neofasciste che si sono spinti fino all’intimidazione e alla richiesta di censura. A Cento compaiono manifesti non firmati in cui sono ben riconoscibili le scuole e le classi che assisteranno allo spettacolo; il 21 gennaio, nottetempo, vengono affissi all’esterno di uno dei plessi dell’I.C. di San Pietro in Casale, striscioni contro “il gender” con chiara allusione allo spettacolo. Quest´ultimo atto viene tranquillamente rivendicato dall’Associazione “Evita Peron” legata a Forza Nuova e le istituzioni si limitano a dichiarare a bassa voce che sono solidali con il regista e le maestre. L’unica ad alzare la propria, di voce, è la Curia di Bologna, la quale usando argomenti analoghi a quelli neofascisti, nell’editoriale del suo settimanale “Bologna Sette” del 29 gennaio, attacca lo spettacolo e le scuole colpevoli di esporre agli occhi dei bambini un personaggio dalla identità sessuale incerta che per di più ha dei genitori incapaci di ristabilire il sacro ordine sessuale dei propri figli. Il giorno della rappresentazione il teatro è presidiato dai Carabinieri come se si volesse dire ai bambini che l’arte è un pericolo ed essere “non conformi” pure. Quattro manifestanti “anti-gender” tentano di ostacolare la tranquilla partecipazione dei bambini e dei genitori intervenuti, ma alla fine lo spettacolo a Castello d’Argile va in scena e il pubblico lo gradisce pure, come riportato dagli articoli di cronaca locale.

Cosa resta oggi di tutto questo polverone? Il deprimente tentativo, portato avanti da una minoranza reazionaria, di propagandare una Scuola (statale) che non sia uno spazio di libertà, bensì un luogo dove riproporre i pregiudizi e l’ignoranza dei valori clerico-fascisti, che evidentemente sono considerati da questi “nostalgici” ancora valori dominanti in un paese ormai sempre più multiculturale. Infine, cosa possiamo fare? Non cedere alle intimidazioni dando così spazio all’intolleranza, ma continuare a difendere la nostra libertà di insegnare il rispetto e l’uguaglianza per tutt*.

Per questo, e nonostante i tentativi di boicottaggio che hanno colpito anche noi, vi aspettiamo tutti al convegno di formazione “Uscire dal Guscio, sentieri per un’educazione differente” che si terrà (non lontano dal teatro “incriminato”) all’Istituto “J.M.Keynes” di Castelmaggiore, sabato 1°aprile 2017. Oggi più che mai, nella società e nella scuola è necessario continuare a praticare un’educazione di genere che sia davvero differente, contro stereotipi, bullismi, omofobia ed ogni tipo di violenza.

Cesp Bologna

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